Teatro Vittoria

La Contemporanea presenta

L’arte del dubbio

dal libro di Gianrico Carofiglio
versione teatrale di Stefano Massini
con Ottavia Piccolo e Vittorio Viviani
regia di Sergio Fantoni

Arte del dubbio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal 29 gennaio al 10 febbraio in scena “L’arte del dubbio”, tratto dal libro di Gianrico Carofiglio, con Ottavia Piccolo e Vittorio Viviani. Può il Dubbio essere la Verità? E la Verità è Relativa o Rivelata? L’interrogatorio e la manomissione delle parole portati sul palco del Teatro Vittoria.

 


All’inizio i due attori fingono di essere Adamo ed Eva che, tentati dal serpente, dopo aver mangiato la mela della Verità vengono cacciati dal paradiso terrestre. Per loro inizia la vita del Dubbio. Il serpente, che ha la voce di Gioele Dix, elenca un decalogo di regole del dubbio, e da questo momento inizia il vero spettacolo in quanto ogni regola verrà presentata con una scenetta, così da creare un’intelaiatura esterna in cui vanno ad incastonarsi dieci scene eminentemente didattiche. La voce fuori campo del serpente cala dall’alto come se fosse la voce di un maestro, come se il Dubbio e la Verità fossero la stessa persona.

I dieci capitoli si susseguono: un dialogo, dei monologhi, degli “esercizi di stile” alla Raymond Queneau che ci mostrano come un evento possa cambiare in funzione dell’osservatore; tuttavia circa la metà degli episodi vede protagonisti un giudice e un imputato, immersi in un dialogo retorico che si alterna alle restanti scene. Per l’intera durata della rappresentazione la recitazione procede con un incedere monocorde, disincentivando lo spettatore a prestare la dovuta attenzione; inoltre nell’uso del dialetto si rivela imprecisa e in taluni casi distratta.

Se la finalità dello spettacolo è essenzialmente didattica, in quanto Ottavia Piccolo rivela che «ne è venuto fuori un cabaret un po’ brechtiano», se abbonda l’uso di scritte e cartelli, se la scenografia rimanda al teatro delle marionette, tuttavia il risultato è fortemente didascalico: il messaggio delle diverse sequenze narrative è eccessivamente spiegato. La varietà delle scene e delle situazioni permette ai due attori di indossare gli abiti di numerosi personaggi, i quali però erigendosi a modello di diversi paradigmi umani finiscono talora per sconfinare in caratteri stereotipati: il mafioso è siciliano, il pentito è napoletano, l’imprenditore minacciato è milanese; si può notare sia per l’uso del dialetto, che è abbozzato e non aggiunge valore alla scena, sia per la scelta dei costumi che in talune occasioni sortiscono l’effetto di banalizzare o caricaturizzare il personaggio.

Le musiche per dieci strumenti, composte da Cesare Picco ed eseguite dal vivo da Nicola Arata, appaiono poco funzionali ai fini dello spettacolo: il contributo strumentale, seppur vario, avrebbe potuto essere più incisivo e talvolta si creano dissonanze poiché il ritmo della recitazione non coincide con quello dell’accompagnamento musicale.

L’opera drammaturgica avrebbe potuto trasmettere un messaggio attuale in una forma nuova e brillante, tuttavia esso viene dichiarato e analizzato già nei primi quindici minuti di spettacolo, esaurendosi per il restante paio d’ore come elenco forzato e protratto di regole. “L’arte del dubbio” non rappresenta pertanto una sorprendente novità nel panorama teatrale romano, sebbene riesca a brillare in alcuni passaggi, tra cui ad esempio la scena della morte dei sette operai della Thyssen, non mostrata ma solo evocata, per la quale l’uso combinato di luci, musica, oggetti e silenzi ha saputo creare un’atmosfera densa di pathos e commozione.

 

Creato e pubblicato: Venerdì, 01 Febbraio 2013 16:05

Articolo di: Alice Palombarani

 

Teatro Vittoria – piazza di Santa Maria Liberatrice 10, 00153 Roma
Per informazioni e prenotazioni: telefono 06/5781960, mail info@teatrovittoria.it
Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 17.30 (martedì 05/02 e mercoledì 06/02 ore 17)
Biglietti: platea 26,00 euro – galleria 20,00 euro

 

Foto di: Daniela Zedda
Sul web: www.teatrovittoria.it

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