Festival del giornalismo di Perugia, perché significa uscire dalla zona di comfort

Uscire dalla zona di comfort, a mio parere, significa sia essere messi in discussione da nuove esperienze, sia venire a contatto con temi e punti di vista ancora non conosciuti o che non si condividono, per darsi l’opportunità di guardarsi dall’esterno e, magari, cambiare opinione e allargare i propri orizzonti. E il festival del giornalismo di Perugia è il posto giusto.

Questa sedicesima edizione del festival viene dopo due anni di stop a causa della pandemia. Basti pensare che l’edizione 2020, quando era complesso anche viaggiare, è stata annullata il 29 febbraio. Si è trattato quindi di un evento molto atteso. Non a caso, è ripartito alla grande: dal 6 al 10 aprile, il capoluogo umbro ha ospitato 600 oratori e 80 volontari, per un totale di 240 incontri. Per avere l’effetto “wow” basta scorrere la sezione “Speaker” del sito. Oltre al comune di Perugia, l’evento ha avuto come partner istituzionale la regione Umbria e come main sponsor Google News InitiativeMetaOpen Society Foundations.

Visto che parlare di tutti gli argomenti e i casi concreti sarebbe un’impresa ardua, sorvoliamo il festival del giornalismo di Perugia a volo d’uccello:

  • Paesi: Italia, Ucraina, Russia, Afghanistan, Cina, Brasile, Yemen
  • Casi studio: Assange e Wikileaks, il sito russo Meduza, i Pandora Papers, l’11 settembre 2001, il Maxiprocesso di Palermo, le mafie e i fascismi
  • Comunicazione e informazione: infodemia e infomania, polarizzazione, disinformazione, linguaggio e disuguaglianze, emergenza climatica, il rapporto fra piattaforme digitali e informazione, il ruolo del giornalismo durante la pandemia
  • Il giornalismo attraverso i media: video, foto, social,
  • Format: tavole rotonde, interviste, presentazioni, serate teatrali

Fra i punti a favore di questa esperienza:

  • ingresso libero
  • ospiti stellari
  • possibilità di fare rete
  • varietà della scelta
  • molti panel in inglese
  • streaming

L’unico contro:

  • non hanno ancora inventato la giratempo di Hermione. Anche se c’è una speranza per tutto: come co-fondatore e co-curatore, accanto ad Arianna Ciccone c’è Christopher Potter.

Il festival del giornalismo parla, dunque, anche a chi giornalista non è; una categoria che spazia dai professionisti della comunicazione agli scienziati, dai tecnici ai lobbisti, fino ai curiosi e a tutti coloro che sono semplicemente di passaggio. Certo, non è semplice assimilare tutte le informazioni da cui si viene letteralmente sommersi, ma è un modo per rimanere in contatto con i cambiamenti dell’attualità e con le tendenze del settore. Un modo per rimanere con gli occhi aperti 🙂

Arrivederci all’anno prossimo!

* Foto di copertina di Alessandro Migliardi

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