Matteo Renzi si è dimesso il 7 dicembre 2016 in seguito alla sconfitta al referendum costituzionale. Come sta comunicando il suo periodo di riflessione? Vediamo cosa ci rivela il suo blog, le interviste e i tweet.
Dopo le dimissioni del 7 dicembre, Renzi ha detto agli italiani “arrivederci” nel suo discorso post referendum – che, secondo Dagospia, sarebbe stato scritto da Alessandro Baricco. Nella lunga intervista ad Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica, la prima dopo le dimissioni da premier, Renzi ha confessato che la sconfitta gli brucia ancora e che avrebbe preferito continuare a “correre” (ma adesso non è così male fermarsi un attimo). Insomma, osservare e restare in silenzio anziché parlare.
Renzi: la comunicazione sul blog
Matteo Renzi si racconta attraverso i social con una comunicazione transmediale, cioè narra singole parti della stessa storia usando diversi media. Ha affiancato alla piattaforma Twitter e Facebook anche un sito personale (www.matteorenzi.it) e ora anche un blog (https://blog.matteorenzi.it).
Ma quale senso ha l’apertura di un blog, quando si ha già un sito? Ho provato a chiederglielo su Twitter.
Penso che l’apertura del nuovo blog di Matteo Renzi abbia uno scopo: creare una separazione fra vecchio (auto-rottamato?) e nuovo. Per ricostruirsi una verginità politica, anche online. E dare la sensazione di una maggiore vicinanza verso i lettori.
Dopo aver pubblicato l’ultimo post sul sito, Renzi è tornato in campo (quello virtuale) con il blog il 25 gennaio 2017. Il primo post si intitola: “Il futuro, prima o poi, ritorna”. E pochi giorni dopo, saluta tutti dal suo sito: “Felice di ritrovarvi, amici”. Ma perché tenere aperte due piattaforme simili (sito e blog) nello stesso tempo? Dopo un silenzio web durato 7 settimane… non si rischia un’eccessiva frammentazione dei mezzi di comunicazione?
Vediamo quali sono le differenze fra sito e blog. Personalmente, penso che la testata del blog abbia un gusto retrò: l’immagine di Renzi è modificata e proiettata in una
dimensione senza tempo, eterna. E subito scatta l’effetto nostalgia. Inoltre, la home page del blog mi sembra scarna: la disposizione degli articoli “a mosaico” è una scelta poco efficace dal punto di vista comunicativo. Al contrario, il sito comunica l’immagine del Matteo Renzi istituzionale e formale, funziona come newsletter ed è più interattiva.
Il sito… … e il blog
Twitter e Renzi: l’occhiolino al Made in Italy
Ora vediamo come Matteo Renzi se la sta cavando su Twitter: oltre al tweet di lancio del blog..
… mi hanno colpita i suoi retweet (cioè l’attività di rilanciare i cinguettii di altri utenti rendendoli visibili anche ai propri followers).
In particolare, vediamo il retweet del decennale dell’uscita nelle sale del film “La ricerca della felicità” del regista Gabriele Muccino.
Nel corso degli studi in Comunicazione e Marketing alla Sapienza, in particolare nel corso di Comunicazione per il management d’impresa, ho capito l’importanza dell’accostamento di immagine fra due soggetti per beneficiare di un effetto favorevole, tipico delle sponsorizzazioni.
A mio parere, questo retweet ha lo scopo di avvicinare la figura di Matteo Renzi ai valori dell’impegno e del Made in Italy: un effetto transfert virtuoso per condividere i valori del fare politico di Renzi (artigianalità, creatività, innovazione). Anche il tema del film la dice lunga: l’impegno nel costruire la propria strada per l’autorealizzazione e la serenità.
Ora mi chiedo: quando è che Matteo Renzi tornerà alla riscossa? E come si presenterà? Azzardo ad ipotizzare che userà i simboli tipici del campione sconfitto che ritorna in campo ancora più forte: magari lasciandosi crescere la barba da homo novus (come hanno fatto Ignazio Marino e Dario Franceschini nel loro riscatto politico).
Adesso aspettiamo che esca il sequel di questo film, un “Matteo 2 alla riscossa”. Rigorosamente il primo mercoledì del mese.
Articolo di: Alice Palombarani
Scritto e pubblicato il: 02/02/2017
Social Profiles