PD. Matteo Renzi e la comunicazione con il trolley

La comunicazione politica del Pd, e in particolare di Matteo Renzi, è un tema caro ad Occhiaperti Blog: la nuova icona del Partito democratico è un trolley. Il simbolo fa da scenografia al Lingotto di Torino che, a inizio marzo, ha aperto la campagna elettorale interna al PD che si concluderà con le primarie del 30 aprile.

Cosa ci comunica il trolley? Quali lampadine ci accende (o meglio, quali strade ci apre)? Fare politica significa anche saper comunicare in modo efficace. La parola chiave che

va molto di moda è storytelling (cioè la narrazione delle “gesta” dell’eroe o del brand, la loro collocazione in un orizzonte di valori). Scopriamo qualcosa in più sullo stato della comunicazione politica renziana.

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> l’oggetto

  • A distinguere il trolley da una valigia sono la forma e la capienza. Il trolley è smart, pratico e sportivo, adatto ai viaggi brevi. Potrebbe richiamare l’immagine di un uomo o una donna in carriera che prendoo l’aereo Milano-Roma. Al contrario, la valigia è pesante, capiente e indicata per viaggi lunghi. Altro ancora è lo zaino in stile cammino di Santiago de Compostela, quello evocato da Makkox, come vedremo dopo. Vi segnalo questa interessante ricostruzione che Michele Smargiassi ha fatto delle varie icone usate dai leader del PD: dal camper renziano fino al pullman di Romano Prodi: oggetti via via sempre più piccoli e relativi alla dimensione individuale.

> il colore

  • Il trolley scelto dalla comunicazione politica di Renzi è verde (un verde che secondo Mimmo Lombezzi del Fatto Quotidiano evoca una “mantide”). Verde speranza? Verde ecosostenibile? Un colore non primario che rischia di richiamare il colore simbolo della Lega (secondo Franca Leosini, intervistata da Lilli Gruber a Otto e Mezzo del 10 marzo).

> lo slogan

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  • Dopo “Il futuro, prima o poi, torna” adesso è la volta di “Tornare a casa per ripartire insieme”: allude alla necessità di ritrovare l’identità, i valori condivisi, per ricominciare un percorso politico fatto con il noi e non più con l’io. Personalmente, penso che ci sia un’antitesi fra il “noi” dichiarato a voce, e l’iconografia che invece punta sull’individualità e non sulla collettività. Anche nei sostenitori: i fan non sono più “folla” bensì un insieme di individui. Lo slogan sottintende una serie di domande e risposte, vere o verosimili, che fanno leva sui valori condivisi dai destinantari (cioè gli elettori). Tornare da dove? Dal mandato alla Presidenza del Consiglio che si è concluso con le dimissioni di Renzi. In quale casa? Il PD. Ripartire per quale luogo? Forse verso un partito coeso e forte, oppure… verso la segreteria del partito ed, eventualmente, la scalata alla premiership. Ma personalmente penso che la prima domanda che debba farsi un partito, una persona, un brand, sia soprattutto: CHI SONO/ CHI SIAMO? Come scrive Renzi sul suo blog a proposito del Lingotto, gli obiettivi del congresso (e l’insight conquistato durante il viaggio) sarebbero:

“… costruire il prossimo programma. Cosa ha funzionato, cosa no. Cosa dobbiamo fare meglio, oggi e domani. Una discussione vera, senza rete. Su ambiente, cultura, scuola, lavoro, università, sanità, infrastrutture, tasse, giustizia e l’elenco potrebbe continuare a lungo”.

> la metafora del viaggio

  • Anzi, un duplice viaggio. Quello del Partito Democratico, scisso e in cerca di una nuova identità; e quello dell’ex premier Matteo Renzi che, dopo essersi dimesso il 7 dicembre 2016, adesso sta cercando di creare una separazione fra vecchio e nuovo, auto-rottamarsi, e ricostruirsi una verginità politica in vista della nuova scalata del PD (argomento che ho trattato nello specifico su Occhiaperti Blog a proposito del blog di Renzi).

I commenti e la satira

Secondo la giornalista Franca Leosini, ospite a Otto e mezzo di Lilli Gruber, Renzi porta ancora delle ferite. Aperte e non cicatrizzate. Il rischio è che le ferite del passato possano ferire prima di tutto lui stesso. Speriamo non sia un’altra “storia maledetta”, come il titolo del suo programma! E continua sottolineando che:

“Nel primo quarto d’ora Renzi ha parlato di paura. Paura, paura, paura.. Ha ripetuto il termine paura. Ma questa paura forse lui ce l’ha dentro”.

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Sulla stessa lunghezza d’onda è la satira del vignettista Makkox, che nella puntata di gazebo del 13 marzo ha ironizzato sul fatto che il trolley non si presta ad evocare l’immagine del lungo cammino (per il quale ci starebbe meglio uno zaino in spalla), ma la strada da casa all’aeroporto – una scorciatoia, per intenderci.

Un Renzi-Ulisse o un Renzi-Icaro? Il leader saprà rilanciarsi? Staremo a vedere alle primarie del 30 aprile.

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